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Le mutilazioni genitali femminili: tra violenza, cultura e ricostruzione chirurgica

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Un grido silenzioso che attraversa continenti e culture: le mutilazioni genitali femminili (MGF) continuano a colpire milioni di bambine e donne, segnando i loro corpi e le loro vite. Si tratta di una delle più gravi violazioni dei diritti umani, con profonde ripercussioni fisiche e psicologiche. Il dottor Massimiliano Brambilla, Chirurgo Plastico presso il Servizio di Ginecoplastica, UOC Ginecologia e Ostetricia dell’Ospedale San Giuseppe di Milano e referente del Capitolo di chirurgia genitale femminile e maschile della SICPRE fa un’analisi dettagliata del fenomeno, delle sue conseguenze e delle possibili soluzioni chirurgiche per restituire dignità e salute alle vittime.

Mutilazioni genitali femminili: che cosa sono? 

mutilazioni genitali femminili
Dottor Massimiliano Brambilla, Chirurgo Plastico presso il Servizio di Ginecoplastica, UOC Ginecologia e Ostetricia dell’Ospedale San Giuseppe di Milano e referente del Capitolo di chirurgia genitale femminile e maschile della SICPRE

«La mutilazione genitale è un atto che viene effettuato sui genitali della donna in cui viene asportata una parte della vulva diversa a seconda della tipologia di mutilazione.», introduce Brambilla. Le pratiche variano dal semplice sacrificio del clitoride alla rimozione delle piccole labbra, fino alla chiusura quasi totale della vulva. 

«Una volta che è stato fatto, vengono suturate in alcuni casi le pareti, in altri invece si fa di tutto perché la guarigione avvenga tutta in chiusura», sottolinea  Brambilla.

Le MGF comportano rischi immediati e danni a lungo termine, come spiega il dottore: «Nel breve termine ci sono tutta una serie di rischi connessi a una procedura che, nel novantanove per cento degli Stati in giro per il mondo, è vietata per legge.» 

Infezioni, emorragie e compromissione della funzionalità urinaria sono solo alcune delle prime problematiche. «Nel medio termine i problemi sono legati alla vita di relazione, perché il rapporto sessuale, e soprattutto il primo, è quasi sempre drammatico.»

Anche la gravidanza e il parto risultano estremamente problematici: «Tra le vittime di mutilazioni genitali femminili, alcune finiscono per partorire abbastanza normalmente, altre invece hanno proprio la necessità di essere aiutate perché non ce la fanno, altre che non riescono a essere aiutate e si lacerano».

Le soluzioni chirurgiche e la ricostruzione

Nei casi più gravi, l’intervento chirurgico è imprescindibile. «Ci sono sicuramente delle donne che devono avere una ricostruzione prima della gravidanza o subito al momento del parto.» La de-infibulazione è la procedura più comune, a cui si possono aggiungere tecniche di rigenerazione dei tessuti: «Contemporaneamente all’incisione, si va a prelevare del tessuto adiposo da altri punti del corpo in cui è naturalmente presente e lo si inietta nelle cicatrici, per renderle più morbide ed elastiche», aggiunge

Per il recupero anatomico e funzionale si possono effettuare interventi più complessi, come la ricostruzione delle piccole labbra o la ri- eversione del moncone clitorideo: «Ci sono due tipi di procedure: la prima è l’eversione, la seconda, ancora più sofisticata, prevede la ricerca delle terminazioni nervose e il loro allungamento.» precisa Brambilla

Tra imposizione e identità culturale 

Le MGF, per quanto aberranti, fanno parte di un contesto culturale e sociale radicato. «Se uno va a parlare in modo un po’ approfondito, non prevenuto ma curioso, scopre che queste pratiche fanno parte di una identità di cultura e di socialità.» In alcune comunità, l’appartenenza a un gruppo è imprescindibile per la sopravvivenza sociale: «Nel momento in cui esci dall’identità culturale, non sei nemmeno più appartenente.» Il dibattito sulla terminologia è emblematico: «Il termine che adesso si sta imponendo progressivamente è cutting, non è più mutilazione.» commenta Brambilla.

Le mutilazioni genitali femminili restano una sfida complessa, con profonde implicazioni sanitarie, culturali ed economiche. L’impegno medico e sociale è fondamentale per contrastare il fenomeno, offrire supporto alle vittime e sviluppare interventi ricostruttivi efficaci. La SICPRE (Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva-rigenerativa ed Estetica) è in prima linea da diversi anni per sensibilizzare su questa tematica. 

mutilazioni genitali femminili

Ripercorre  Brambilla: «Da cinque anni è in programma un evento che gira per tutta l’Italia, il Summit itinerante contro le mutilazioni genitali femminili». «Quest’anno è stato realizzato in partnership con ActionAid, che ha due progetti importantissimi: uno a Milano e uno a Roma. Noi li sosteniamo e andiamo avanti tutti insieme. L’obiettivo  è identificare realtà che si occupino realmente della problematica e che diventino dei centri super specialistici, un po’ come le Breast unit nella cura del tumore del seno».

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