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Diastasi addominale: cause, sintomi e soluzioni
La diastasi addominale è una condizione che colpisce soprattutto le donne nel post-partum ma che può manifestarsi anche negli uomini in sovrappeso.
«Durante la gravidanza, la separazione dei muscoli retti dell’addome è un processo fisiologico che permette all’utero di espandersi, quindi di ospitare il bambino dopo la gravidanza. Se questa situazione persiste per oltre sei mesi dopo il parto, si entra in una condizione patologica che porta a un’instabilità della parete addominale», spiega Giovanni Marangi, chirurgo plastico e professore associato di chirurgia plastica presso l’ospedale Policlinico Campus Biomedico di Roma.
Per individuare la presenza di questa patologia, il primo passo è una visita specialistica. Già la palpazione dell’addome e il rispettivo esame obiettivo danno grosse indicazioni a riguardo, valutandone, eventualmente la gravità.
«Esistono noi i test diagnostici importanti come l’ecografia che quantizza l’espansione della diastasi – afferma il dottore -. Quando è necessario, c’è la possibilità di eseguire anche una risonanza magnetica che sicuramente è un esame di secondo livello che ci dà caratteristiche ancora maggiori di precisione sulla diastasi».
Conseguenti problematiche posturali

I sintomi associati a questa condizione possono variare da un semplice gonfiore, senso di instabilità della parete addominale fino a sintomi che non riguardano strettamente il distretto d’interesse. Ad esempio, incontinenza urinaria e mal di schiena. La debolezza della parete addominale influisce sulla postura, causando un sovraccarico dei muscoli lombari.
Per quanto riguarda il trattamento della diastasi addominale, sono riportati alcuni tipi di ginnastica ipopressiva. «Sono trattamenti fisioterapici che, nei casi di diastasi lieve, possono essere utili nel trattamento della patologia – dichiara Marangi -. Nelle patologie di grado moderato/severo, l’approccio più importante è quello della correzione chirurgica. Quest’ultima può essere una correzione semplice della diastasi, quindi un riposizionamento dei muscoli retti nella giusta posizione attraverso una sutura o attraverso reti di contenzione nei casi più gravi».
Spesso, è necessario intervenire anche sull’eccesso di cute residuo che dopo la gravidanza non è assicurato che si risolva spontaneamente. «C’è, quindi, la necessità di correggere, oltre che la parte strutturale, anche la parte di rivestimento cutaneo attraverso l’addominoplastica», aggiunge il dottore.
Innovazioni nel trattamento della diastasi
La diastasi addominale, se non trattata, può creare problematiche più importanti: «Ad esempio ernie della parete addominale che possono essere soggette a rischio di strozzamento o addirittura a condizioni di eventratio. Una fuoriuscita, quindi, di visceri addominali dall’interno della cavità addominale. Associati a questi, i fastidi come l’incontinenza, la stitichezza e il dolore possono peggiorare così come peggiora la qualità della vita del paziente».

L’approccio alla correzione della diastasi addominale ha viso un notevole progresso con l’introduzione della chirurgia laparoscopica o mini-invasiva. «Attraverso piccoli accessi, si va a correggere la diastasi addominale dall’interno della cavità addominale.
È una tecnica meno invasiva di un approccio classico che però dev’essere indirizzato solamente a condizioni tali che permettano la correzione della diastasi addominale e in pazienti in cui non c’è un eccesso cutaneo. Non dev’essere perciò associata a una resezione cutanea per migliorare la qualità dell’addome», conclude Marangi.
