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Pillole di Revée

Transizione e riassegnazione di genere

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Giugno è il Pride Month, il mese dedicato alla sensibilizzazione ai temi LGBTQI+. Tra le varie tematiche c’è anche quella che affrontano le persone transgender, che spesso si ritrovano in un corpo che non sentono loro senza possibilità di scampo. 

Negli ultimi anni, la chirurgia di riassegnazione di sesso ha fatto grandissimi passi avanti diventando sicura ed efficace, specie se eseguita alla fine di un percorso di transizione di genere fatto da cure ormonali e terapia psicologica. Oggi chi vuole affermare il proprio genere ha il pieno supporto della medicina, della psicologia e della chirurgia; ma le persone transgender sono ancora sottoposte a discriminazioni più o meno gravi.

Chirurgia e medicina per riallineare genere e sesso

Secondo una ricerca del Pew Research Center, negli Stati Uniti l’1,6% delle persone adulte è transgender. Chi sente di appartenere a un genere differente rispetto al sesso assegnato alla nascita spesso soffre di discriminazioni e incomprensioni. Fortunatamente la medicina e la psicologia stanno facendo passi da gigante per aiutare le persone transgender. Le prime operazioni risalgono addirittura agli inizi del ‘900; adesso, per aiutare i pazienti si programma un percorso di terapia ormonale, psicologica e, infine, chirurgica. 

Tutto il procedimento di transizione di genere è stato studiato a lungo dai medici, e da essere un ambito di nicchia adesso viene insegnato nelle Università. «Oggi la formazione dei futuri medici, psicologi, infermieri, cioè dei professionisti impegnati nei servizi psico-socio-sanitari, non può non affrontare queste sempre più diffuse aree tematiche» spiega il professor Paolo Valerio, presidente dell’ONIG (Osservatorio Nazionale sull’Identità di Genere).

Le persone transgender sono ancora soggette a pesanti discriminazioni sociali e, in alcuni luoghi, persino legali. «Gli elementi nefasti della nostra cultura sono lo stereotipo e il pregiudizio» afferma Valerio. «Il figlio malvagio di questa coppia è lo stigma, da cui possono derivare comportamenti omo-transfobici». Nonostante questo, le tecniche mediche per permettere a queste persone di ritrovarsi in un corpo che sentono loro avanzano. Una delle operazioni più innovative è quella che modifica la tonalità della voce.

Restituire la voce a chi non la sente propria

«I miei pazienti non dicono di avere un corpo sbagliato, ma un vestito sbagliato» spiega Andrea Luigi Cavalot, otorinolaringoiatra, Direttore del Complesso di Otorinolaringoiatria e Direttore dell’Area Chirurgica della ASL TO5. Cavalot si occupa di interventi alle corde vocali per le persone transgender che hanno iniziato un percorso di transizione. L’operazione, inizialmente descritta da un medico giapponese, è stata perfezionata da Cavalot per renderla reversibile e con meno complicanze. «Si possono utilizzare le tecniche inverse per tornare alla situazione iniziale, anche se nessuno me lo ha mai chiesto.»

Proprio per questo l’operazione si può fare subito dopo l’inizio della terapia ormonale. L’importanza di avere una voce consona alla propria identità di genere è tanto fondamentale che il dottor Cavalot ha operato più di 500 persone, e il suo centro è un’eccellenza piemontese in Italia. «Alcune persone, soprattutto al di fuori di questo ambiente, non capiscono perché faccio questo intervento, mi dicono che non dovrei usare risorse pubbliche per eseguirlo» spiega, riferendosi al fatto che l’operazione è garantita dal Sistema Sanitario Nazionale. «Quello che non sanno è che cambiare voce non è uno sfizio, ma un’esigenza.» 


Come dice anche il professor Valerio, ritrovarsi in un corpo che si sente proprio è alla base di una vita dignitosa, e la soluzione può essere proprio la transizione di genere. «Dobbiamo offrire a tutte e tutti, in un’ottica inclusiva ed equa, l’opportunità di vivere un’esistenza dignitosa, senza basare i nostri comportamenti su pregiudizi che non hanno alcuna validità e fondamento etico, morale o scientifico.»

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