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Chirurgia maxillo facciale, ritrovare il proprio viso 

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«In origine, il decorso post-operatorio era molto pesante. Oggi, con le tecniche chirurgiche attuali, nel giro di 36-48 ore il paziente viene dimesso salvo complicanze particolari»

Dottor Ettore Madaro, medico chirurgo odontoiatra specialista in chirurgia maxillo facciale presso l’ospedale Koelliker di Torino

La chirurgia maxillo-facciale è un’importante branca della chirurgia, e si occupa di diagnosticare e trattare problemi sia estetici che funzionali che riguardano il viso. Il dottor Ettore Madaro, responsabile della Chirurgia maxillo facciale presso l’ospedale Koelliker di Torino, racconta cos’è questo tipo di chirurgia, quali problemi risolve e illustra il tipo di percorso da affrontare prima di sottoporsi a un intervento di questo genere. 

A che serve la chirurgia maxillo facciale?

Dottor Ettore Madaro, medico chirurgo odontoiatra specialista in chirurgia maxillo facciale presso l’ospedale Koelliker di Torino

La chirurgia maxillo facciale si occupa di uno degli aspetti più delicati delle persone: il viso. Dal viso capiamo emozioni, pensieri e carattere di qualcuno. È per questo che gli interventi che lo alterano vanno eseguiti solo da chi ha una mano ferma e tanta esperienza. Il dottor Madaro è un chirurgo che questi interventi li esegue quotidianamente. Si occupa sia di difetti estetici che di gravi problemi funzionali, come l’atrofia mascellare superiore. 

«L’atrofia del mascellare superiore è una patologia oggi di frequente osservazione» racconta il chirurgo. «Per questi fenomeni, la chirurgia zigomatica e quella pterigoidea [ndr: che riguarda i muscoli della masticazione] sono un presidio importante da prendere in considerazione per risolvere il più rapidamente possibile un difetto funzionale ed estetico del paziente.» L’atrofia del mascellare, infatti, è un problema sempre più comune a causa di vari fattori, come ad esempio il fumo o i forti traumi dovuti a incidenti. I difetti provocati dalla patologia, spesso debilitanti, vanno risolti il più velocemente possibile per migliorare la salute fisica e psicologica del paziente. 

«In origine il decorso post-operatorio era molto pesante. Oggi, con le tecniche chirurgiche attuali, nel giro di 36-48 ore il paziente viene dimesso salvo complicanze particolari» rassicura poi il dottor Madaro. Anche i tempi di recupero di un intervento maxillo-facciale sono molto brevi. Dopo le dimissioni dall’ospedale, l’edema post-operatorio tende a sparire in 7, massimo 10 giorni.

L’importanza di un approccio multidisciplinare

«La chirurgia zigomatica è un tipo di chirurgia che prevede una curva di apprendimento importante» rivela il dottor Madaro. Per eseguire questi interventi c’è bisogno di una lunga preparazione, attraverso master e corsi pratici, perché serve grande precisione ed esperienza. «Sono interventi chirurgici di una certa entità, siamo vicini a strutture nobili come l’orbita, il contenuto orbitario, strutture nervose come il nervo infraorbitario e raggiungiamo zone anatomiche particolarmente delicate» continua il chirurgo, sottolineando la delicatezza richiesta per questo tipo di intervento. 

Ma non è solo la mano ferma a rendere un paziente soddisfatto dell’operazione, è necessario accompagnarlo con un costante supporto psicologico lungo tutto il processo. «La perdita della funzionalità e dell’estetica dovuta alla mancanza  degli elementi dentari, fino a oggi è stata sottovalutata da un punto di vista psicologico» conferma il dottor Madaro. In assenza di supporto psicologico è facile che il paziente si senta perso anche solo guardandosi allo specchio o non si riconosca più. «Nei nuovi percorsi clinici, che siano all’interno del Koelliker che in altre strutture, stiamo ristrutturando la figura dello psicologo affinché aiuti il paziente a superare il periodo di trattamento, il periodo ovvero in cui non abbiano né funzione né estetica».

Ed è proprio su queste note che chiude Madaro.  Secondo l’esperto di chirurgia maxillo facciale di Torino, per ogni intervento serve una equipe di specialisti che possa fornire al paziente un supporto continuo.  «Ho la fortuna di lavorare all’interno di una struttura che mi permette di avere un rapporto d’equipe con numerosissime specialità, che insieme interagiscono per fornire il miglior protocollo terapeutico ai nostri pazienti» conclude.

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