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Pillole di Revée

Revée è fiera di supportare la ricerca nel progetto “Suture in space”

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suture in space

Qual è l’effetto dello spazio sulle cicatrici? Revée finanzia la ricerca. Parte il 22 novembre 2022 la missione spaziale che porterà in orbita l’esperimento “Suture in space”, progetto di ricerca diretto da Monica Monici (del laboratorio congiunto ASAcampus, Dipartimento di Scienze Biomediche Sperimentali e Cliniche, Università di Firenze), selezionato dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA) nella call ESA-ILSRA2014 e coordinato e finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI, C-ASI N.2018-14 U.0- Suture in Space), per studiare come curare le lesioni e le ferite nello spazio. 

Tra gli sponsor del progetto anche l’azienda torinese Revée, specializzata in dispositivi medici per il post-operatorio: «Promuovere la ricerca scientifica è alla base della nostra azienda– motiva Stefano Borgia, ceo di Revée Srl – L’esperimento, condotto da un team di Ricercatori dell’Università di Firenze, dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi di Firenze, e di altre Università Italiane ed Europee, ci permetterà di comprendere come lo spazio possa interagire con le cicatrici. Importantissima ricerca per lo sviluppo di prodotti post operatori specifici per il trattamento delle cicatrici»

Tra i prodotti di punta dell’azienda Revée ci sono infatti trattamenti specifici, gel e creme, per la prevenzione e il trattamento di cicatrici ipertrofiche o cheloidi causati da una bruciatura, un intervento chirurgico o un trauma. 

«La possibilità di garantire, in ambiente spaziale, cure mediche adeguate e vicine agli standard terrestri è una sfida che richiede studi approfonditi – spiega Monica Monici -. L’esperimento ha tenuto conto di una molteplicità di fattori e variabili: le condizioni estreme, come la microgravità e le radiazioni, la durata delle missioni, il numero di attività ad alto rischio ad esse associate, la risposta dell’organismo umano a lunghi periodi di permanenza nello spazio».

La sperimentazione partirà fra poche ore dal Kennedy Space Center di Cape Canaveral. I modelli di ferite in tessuti umani saranno inseriti in un contenitore dedicato e poi trasferiti con SpX-26 (Cargo Dragon 2) sulla Stazione Spaziale Internazionale dove saranno monitorati in un ambiente di microgravità.

Questo progetto ha lo scopo di fornire gli strumenti per poter curare le lesioni, ustioni e cicatrici nello spazio, secondo gli standard terrestri, in modo da poter agire tempestivamente sulle ferite degli astronauti in orbita direttamente sui veicoli spaziali. Inoltre, sarebbe un risultato importante per la comunità scientifica e per gli studi condotti sulla cicatrizzazione delle ferite.

«Il team di ricerca porta avanti da tempo questo progetto – racconta Borgia – Credo che farsi, in parte promotori dell’iniziativa, sia un dovere da parte di chi come noi crea prodotti dedicati alle cicatrici. Ci permette di portare avanti una continua ricerca e aiutare a capire come il corpo umano si comporta in situazioni estreme. Per questo motivo abbiamo scelto di partecipare alla missione, dando un apporto concreto alla chirurgia del futuro».

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