Medici Chirurghi
La chirurgia plastica in Francia? La garantisce SOFCEP
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10 mesi agoon
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Redazione«La chirurgia plastica e ricostruttiva è una specialità fantastica, che si occupa dell’intera persona: mente, anima, e corpo»
Dottoressa Catherine Bergeret-Galley, presidente della SOFCEP, Segretaria Generale del SNCPRE e Membro della SOFCPRE, ICAPS, ISAPS et ASAPS.
La dottoressa Catherine Bergeret-Galley, medico specialista in chirurgia plastica ed estetica e presidente della SOFCEP (Società francese dei chirurghi plastici) descrive con semplici parole la sua professione. Specializzata nella chirurgia plastica-ricostruttiva in Francia, Bergeret-Galley spiega l’importanza delle associazioni di categoria per garantire l’altissimo standard che ci si aspetta da un chirurgo qualificato, e racconta come la chirurgia plastica non si possa ridurre all’utilizzo di un bisturi, ma passi attraverso un costante rapporto di fiducia tra medico e paziente.
SOFCEP, una garanzia per il chirurgo estetico

La SOFCEP (Société Française des Chirurgiens Esthétiques Plasticiens) nasce nel 1987 per offrire un canale d’incontro privilegiato a tutti i chirurghi plastici francesi. Ogni anno la società organizza un convegno dove i professionisti del settore possono discutere e condividere le loro esperienze di rilievo. Ma non si parla solo di liposuzione o di chirurgia estetica per il viso. Uno dei punti focali dei convegni è proprio la condivisione delle pratiche migliori per far sentire il paziente a proprio agio. «Ogni caso clinico è unico e ha bisogno di un trattamento specifico per il paziente» dice la dottoressa Bergeret-Galley. «Per questo serve condividere le nostre esperienze di pazienti “difficili”, magari molto malati, con problemi psicologici o sociali. Dobbiamo adattarci a tutto e dare loro il miglior trattamento possibile.»
Formazione continua e rete tra chirurghi
Durante l’intervista, la presidente della SOFCEP ha svelato uno dei punti di forza della chirurgia plastica in Francia. Per rimanere sempre aggiornati sulle nuove pratiche del settore è necessario avere una solida rete di conoscenze e confrontarsi con i chirurghi di tutto il mondo. Per questo, Bergeret-Galley racconta con orgoglio che la SOFCEP ha numerose partnership con le più importanti realtà europee e statunitensi, tra cui un solido rapporto di collaborazione con le società italiane di chirurgia estetica e plastico-ricostruttiva.
«Il ruolo di presidente dura solo un anno, ed è sempre affiancato da una commissione di 14 membri. Quindi se vogliamo dare il nostro apporto dobbiamo lavorare anche politicamente per far andare tutti d’accordo, anche cambiando qualcosa della nostra strategia» afferma Bergeret-Galley, che durante il suo mandato si sta impegnando a stabilire nuove relazioni con le società di chirurgia estetica dell’America del Sud.
«Abbiamo già una partnership con la società di chirurgia plastica del Brasile, che ha più di 6700 membri,ed è la più grande al mondo, e con quella argentina.»
Come funziona la chirurgia plastica in Francia?
Il codice deontologico è parte integrante del lavoro del medico, e in Francia la questione etica è molto sentita. «Il chirurgo plastico deve adattarsi a tutto, offrire sempre il trattamento migliore al paziente, ma c’è anche bisogno di rispetto reciproco» continua il chirurgo. Spiega che a vigilare su medici e pazienti in Francia esiste un sindacato apposito. Il sindacato si assicura che tutti i professionisti sanitari seguano le linee guida con solerzia. «Non importa che siano giovani chirurghi o già con tanta esperienza: dobbiamo sempre rispettare le regole, e condividere le nostre esperienze con gli altri medici per imparare sempre di più.»
A proposito di giovani, la Presidente della SOFCEP assicura che l’associazione spinge i novelli medici a collaborare e confrontarsi coi colleghi, a pubblicare ricerche, a commentare i casi clinici esposti durante i convegni e in generale a mettersi in gioco. «É importante che i giovani si sentano parte di un gruppo. Solo così possiamo migliorare sia come chirurghi che come esseri umani» racconta con preoccupazione Bergeret-Galley. «Dopo le restrizioni dovute al COVID, le persone stanno diventando più individualiste. Uno degli obiettivi della nostra associazione è far capire ai giovani medici che più lavoriamo in gruppo, meglio lavoriamo». Tra le altre cose, la dottoressa invita i giovani ad utilizzare l’inglese per le loro pubblicazioni, così che le loro ricerche siano più accessibili alla comunità internazionale.
«Siamo pur sempre umani», ricorda alla fine la dottoressa Bergeret-Galley, «e abbiamo bisogno di altri essere umani insieme a noi. I giovani lo dimenticano facilmente». Queste parole ricordano che il rapporto tra medico e paziente non passa solo dalla lama di un bisturi. Funziona soprattutto grazie alla fiducia reciproca tra il professionista e chi ha bisogno di aiuto, sia nella medicina generale che nella chirurgia estetica.
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