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Nava, oncoplastica conservativa e tumore della mammella

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«Mettendo la paziente al centro del processo decisionale, si raggiunge un equilibrio e una consapevolezza per cui la donna ha la possibilità di affrontare il percorso con serenità»

Il tumore alla mammella è una delle malattie che più affliggono la popolazione femminile, ma nonostante sia abbastanza grave, i grandi progressi della medicina hanno contribuito a renderlo sempre più facilmente trattabile. Ad oggi, la percentuale di guarigione è alta, grazie alle nuove tecniche di oncoplastica e ai team multidisciplinari di specialisti che seguono le pazienti. Il dottor Maurizio Bruno Nava è specialista in chirurgia generale, chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica e in Oncologia con una lunga esperienza nei casi di tumore alla mammella, ed è fondatore e presidente onorario del G.RE.T.A. (Group for Reconstructive and Therapeutic Advancements). La sua lunga esperienza al servizio delle donne con tumore alla mammella aiuta a delineare un quadro preciso della situazione di questa malattia.

Prevenzione e BRA Day

«Alla base di una corretta guarigione c’è la prevenzione secondaria, cioè utilizzare tutti quei presidi diagnostici medici che ci consentono di fare una diagnosi sempre più precoce della malattia» inizia Nava. Al contrario della prevenzione primaria, che richiederebbe l’eliminazione di tutti quegli stili di vita a cui quasi si è “costretti” dalla società moderna, la prevenzione secondaria è molto più gestibile e attuabile nella vita quotidiana.

Il dottor Maurizio Bruno Nava, specialista in chirurgia generale, chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica e in Oncologia con una lunga esperienza nei casi di tumore alla mammella, ed è fondatore e presidente onorario del G.RE.T.A.

Per attuare una campagna di informazione capillare mirata a tutte le donne, si attuano costantemente varie campagne di sensibilizzazione. Ma oltre alla prevenzione, è importante informare le donne sulle varie soluzioni esistenti per trattare il tumore. Il Bra Day, acronimo di Breast Reconstruction Awareness Day, iniziativa nata in Canada nel 2011, si propone proprio di aumentare la sensibilizzazione e la conoscenza di questo tema. «Fino a una decina di anni fa prima del Bra Day non c’era abbastanza informazione verso le donne sulle tecniche chirurgiche. Non sempre veniva detto che oltre a un trattamento chirurgico demolitivo o non demolitivo,  la mammella può essere rimodellata con le tecniche della chirurgia plastica».

Prevenzione secondaria e informazione sulle varie tecniche di cura sono combinazioni vincenti per affrontare questa patologia. Rendere l’informazione scientifica più accessibile e comprensibile a tutti è quindi fondamentale per migliorare la prevenzione.

«Sono le stesse idee che ha portato avanti il professor Veronesi, già negli anni ‘50 e ‘60- racconta Nava – . Diffondendo in modo più capillare le informazioni, si rendono consapevoli le donne che più precoce è la diagnosi, per scoprire un tumore alla mammella in fase iniziale, più è facile da curare». Infatti, è proprio grazie a questo modo di trattare il tumore che la percentuale di guarigione da questa malattia è arrivata al 90%.

Il ruolo delle pazienti

Nel percorso di cura, le donne devono essere considerate non solo pazienti, ma anche membri attivi del team di cura, con un ruolo cruciale nella gestione delle scelte terapeutiche e nella valutazione dei risultati, dando loro gli strumenti necessari per trarre le proprie conclusioni. «Una donna consapevole, con un’informazione adeguata, è una donna che affronta il percorso in modo più sereno. So che ho un tumore, ma so che posso guarire. Prima invece avevano paura» afferma Nava. 

«Un buon team è fatto da una donna ben informata e da un chirurgo tecnicamente preparato» continua il medico. «Una paziente potrebbe voler lasciare la mammella intatta anche a fronte di un rischio di recidiva, e in questo caso si propone una mastectomia conservativa. Un’altra, nonostante possa beneficiare anche della conservazione della mammella, potrebbe chiedere invece una mastectomia senza risparmio di tessuto cutaneo». In questi casi si arriva a una soluzione condivisa, dopo aver soppesato accuratamente i pro e i contro.

«La consapevolezza non deve basarsi su una reazione emotiva» specifica però Nava, che ha messo a punto un sistema di tre incontri per assicurarsi che ogni paziente sia informata e sicura di ciò che dovrà affrontare. «Nel primo incontro, oltre alla paziente ed al chirurgo, sono presenti l’oncologo, il patologo e gli altri membri della Breast Unit. Il secondo è obbligatorio; lo chiedo sempre per essere certo che la paziente abbia capito tutto e che sia ancora decisa ad intraprendere il percorso scelto. Il terzo serve per lasciare sempre una possibilità di revisione dell’iter. Così nasce una paziente ben informata».

Oncologia e chirurgia plastica: l’oncoplastica per le donne

L’idea di conservare la mammella in un intervento di rimozione del tumore è molto importante. Una donna che ha aspettative irrealizzabili o che si ritrova privata di una parte del corpo fondamentale per la propria immagine di sé è una donna scontenta. «Una volta poteva capitare che si togliesse solo una parte della mammella. Ma il risultato finale non era quello che magari la donna si aspettava» conferma Nava. E per questo, già dai tempi di Umberto Veronesi, le equipe mediche lavoravano su metodi che fossero il meno demolitivi possibile.

«L’oncoplastica è l’unione delle parole oncologia e chirurgia plastica: è stata coniata nel 1994, e vuol dire mettere in atto tutte le terapie chirurgiche per avere un intervento radicale ma, attraverso le tecniche di chirurgia plastica, ridare una forma naturale alla mammella» conclude Nava. In questo modo, sfruttando tecniche “ibride” si riesce a trattare completamente il tumore e a restituire alle pazienti un corpo che sentono proprio.

La prevenzione, l’informazione e la comprensione rappresentano i pilastri fondamentali per un efficace approccio al tumore della mammella. Come sottolineato dal dottor Nava, l’importanza del ruolo delle donne nel percorso di guarigione e la promettente evoluzione dell’oncoplastica offrono un orizzonte di speranza per il futuro prospettando una percentuale di guarigione al 100% e per debellare finalmente questa malattia.

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