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Capaldi, combattere il tumore con le nuove terapie staminali

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«C’è un enorme movimento nel campo della ricerca e stiamo cominciando a vedere dei risultati veramente molto incoraggianti»

Antonio Capaldi, direttore della struttura complessa di oncologia dell’Ospedale di Carmagnola, specialista in oncologia ed ematologia

Il tumore è una malattia che tende a colpire persone adulte e anziane, e per questo è considerato tipico dell’età moderna. Fino a un secolo fa, l’età media quasi non arrivava a 60 anni; adesso invece si è allungata fino a 80 o 90 anni, dando più possibilità al tumore di verificarsi. Antonio Capaldi, direttore della struttura complessa di oncologia dell’Ospedale di Carmagnola, specialista in oncologia ed ematologia e responsabile del day hospital multidisciplinare di oncologia di Candiolo, racconta la propria esperienza nei trapianti contro il tumore.

Da cosa sono causati i tumori e come prevenirli e controllarli

Antonio Capaldi, direttore della struttura complessa di oncologia dell’Ospedale di Carmagnola, specialista in oncologia ed ematologia

«Il tumore nasce da una mutazione della cellula, e probabilmente da un sistema immunitario non completamente efficiente» spiega Antonio Capaldi. «Ci possono essere delle mutazioni chiamate esogene che derivano da cause esterne al nostro corpo» continua, illustrando che esistono ben quattrocento sostanze classificabili come cancerogene o probabilmente cancerogene. Tali sostanze sono sottoposte a rigidi controlli sia nei luoghi di lavoro a rischio (come cantieri e acciaierie)  sia nell’ambiente, anche se eliminarle completamente è impossibile. Bisogna perciò scendere a compromessi e tenere sotto controllo la quantità di queste sostanze nell’aria.

«Ci sono anche le cosiddette mutazioni endogene, ovverosia mutazioni che il nostro corpo si porta dietro dalla famiglia. Per esempio nel tumore della mammella ci sono due mutazioni che vengono chiamate BRCA1 e BRCA2, e chi è portatore di queste è sottoposto a un rischio notevolmente aumentato» dice il dottore. Queste malattie quindi non sono causate da agenti esterni ma sono sostanzialmente “casuali”. 

In entrambi i casi, la prevenzione è una delle armi più efficaci contro il cancro. Nel caso dei tumori esogeni, è fondamentale assicurarsi che i datori di lavoro seguano scrupolosamente tutte le direttive atte a ridurre le sostanze cancerogene disperse nell’aria e a proteggere i lavoratori, oltre a migliorare la qualità dell’aria delle città. Nel caso di tumori endogeni, è importante conoscere l’anamnesi familiare e sottoporsi regolarmente a controlli oncologici. Nonostante questo, Capaldi afferma che è impossibile eradicare questa patologia. «Ci sono moltissimi carcinogeni nell’ambiente e ci sono stili di vita che non sono congrui e quindi rendono più difficile intervenire.»

Le cellule staminali per affrontare il tumore

Il dottor Antonio Capaldi ha sviluppato una profonda conoscenza nel campo dei trapianti contro il tumore, avendo lavorato più di 25 anni in questo ambito. Tra le armi migliori a disposizione in questa lotta ci sono le cellule staminali. «Lavorare nell’ambito delle cellule staminali prevede una strettissima collaborazione con molte figure professionali, quindi dagli specialisti di oncologia ed ematologia ai centri trasfusionali, ai tecnici di laboratorio, ai biologi a seconda del tipo di trapianto che viene previsto. C’è una banca dati a cui tutti i centri che si occupano di trapianto possono afferire per trovare il donatore compatibile» illustra Capaldi.

Esistono due tipi di trapianto eseguiti con l’ausilio delle cellule staminali. Il primo, chiamato autologo, prevede che vengano utilizzate le staminali del malato stesso. Dopo una prima remissione del tumore, «si effettua una chemioterapia ad alte dosi che distrugge completamente le cellule del midollo e per far riprendere la emopoiesi [ndr. il processo di produzione delle cellule del sangue, che avviene nel midollo], si reinfondono le staminali a un numero di giorni dalla chemioterapia.»

Più difficili i trapianti allogenici, che richiedono staminali di donatori compatibili. «Il razionale del trapianto allogenico è che si introduce il concetto di immunoterapia adottiva, ovverosia oltre alla chemioterapia che viene fatta, si utilizza anche il sistema immunitario che viene qui sviluppato dal cerebrospinale per provocare una risposta nei confronti della cellula tumorale del paziente, con degli ottimi risultati» sostiene soddisfatto Capaldi, evidenziando i progressi fatti dalla ricerca negli ultimi anni.

Proprio per questi tipi di trapianto è fondamentale convincere le madri a donare il cordone ombelicale dopo il parto. Anche se un cordone ombelicale da solo non ha il numero necessario di staminali per supportare un intero trapianto, «il prelievo delle cellule del cordone ombelicale va ad aumentare la possibilità di trovare dei donatori compatibili. Quindi incrementa le possibilità di trovarli nei registri internazionali» dice l’oncologo, spiegando che comunque il procedimento è generalmente privo di effetti collaterali.

Ricerca e tumore, le prospettive future

La ricerca contro il cancro è uno dei campi della medicina che riceve più investimenti, considerando l’impatto sociale di questa malattia considerata ormai “il male del nostro secolo”. E la continua ricerca ha prodotto nuove terapie e metodi per guarire le persone dal tumore in maniera più mirata e meno distruttiva. «Sono state sviluppate delle terapie cosiddette “a bersaglio molecolare” che riescono a portare a morte la cellula tumorale» evidenzia Capaldi, utilizzate nella cura di vari tipi di tumori senza gli effetti collaterali tipici della chemioterapia. Malattie come la leucemia mieloide cronica, in passato letali, possono essere controllate e garantire ai pazienti «una lunghissima sopravvivenza, spesso in assenza di terapia.»

Un secondo approccio è quello della “immunoterapia”, un nuovo metodo per combattere il cancro che consiste nell’utilizzare le stesse difese immunitarie del paziente. «Vengono utilizzati dei farmaci che servono ad aumentare l’efficacia del sistema immunitario del paziente contro il tumore e portando a dei risultati incredibili senza chemioterapia» spiega l’oncologo. Questa cura, utilizzata con successo per combattere tumori al polmone e all’endometrio, ha dato il via a un ulteriore branca della ricerca: quella del potenziamento artificiale del sistema immunitario tramite “ingegnerizzazione delle cellule”, specifica Capaldi.

In conclusione, Antonio Capaldi è molto fiducioso sul futuro dell’oncologia, considerando i grandi progressi scientifici nel trattare il tumore sia con le cellule staminali che con nuove innovative tecniche. Tuttavia, il dottore sottolinea l’importanza di condividere le informazioni su nuovi protocolli e scoperte perché la collaborazione è naturalmente foriera di progresso. «Questo giro di informazioni molto importanti deve essere implementato e dovrebbe dipendere da ciascun centro» conclude, portando come caso virtuoso la forte cooperazione tra la struttura complessa di Carmagnola, l’ospedale di Candiolo e l’ospedale delle Molinette quando si tratta di condividere informazioni sui nuovi protocolli per trattare e sconfiggere il cancro.

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