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Personale sanitario

Marchiò e la medicina senza frontiere tra conflitti e resilienza

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Il privilegio di vivere in un contesto sicuro, dove strutture sanitarie funzionano e risorse sono disponibili, non è sempre garantito. Martina Marchiò, infermiera e coordinatrice medica per Medici Senza Frontiere, ricorda con chiarezza che nessun luogo può dirsi completamente al riparo da crisi e conflitti. «Bisogna essere preparati, perché l’Europa stessa potrebbe improvvisamente diventare scenario di crisi, disastri umanitari ed epidemie».

Dal 2017 Marchiò lavora in contesti estremi, portando assistenza medica in aree devastate da guerre, catastrofi naturali ed epidemie letali. Un percorso che ha trasformato radicalmente la sua vita, iniziato con una missione in Kenya: «Lavorare in un piccolo ospedale rurale, tra piantagioni di tè, è stata una rivelazione. Lì ho capito che il mio posto non sarebbe mai stato in un ospedale italiano, ma sul campo, nel cuore delle crisi umanitarie».

Marchiò, da infermiera, ha intrapreso un percorso che l’ha portata al ruolo di coordinatrice medica: «Essere coordinatrice medica non vuol dire solo coordinare i medici, ma gestire tutte le attività sanitarie del progetto. Dalla strategia all’organizzazione chirurgica, dalla gestione dei farmaci al reclutamento del personale, fino alle relazioni istituzionali». Un ruolo che richiede competenze ampie e capacità di affrontare situazioni al limite della sopportabilità umana.

Medicina senza frontiere

marchiò - medicina senza frontiere
Martina Marchiò, infermiera e coordinatrice medica per Medici Senza Frontiere

Nei tanti luoghi in cui è stata—Sudan, Etiopia, Mozambico, Grecia, Messico e recentemente Gaza—Marchiò ha affrontato quotidianamente la medicina d’emergenza e la chirurgia estrema. «Si lavora sempre con risorse scarsissime. A Gaza, in particolare, arrivano pazienti devastati dalle bombe. Corpi in pezzi, bambini mutilati, famiglie distrutte, tutto in pochi istanti. Bisogna agire velocemente, cucire corpi, salvare vite, e farlo mentre intorno cadono altre bombe».

Proprio l’esperienza a Gaza ha segnato un prima e un dopo nella vita di Marchiò: «Vivere in un posto dove la morte può arrivare in qualsiasi momento cambia profondamente. I colleghi palestinesi sono persone che ogni sera salutano dicendo “ci vediamo domani, speriamo”, perché nessuno è certo di sopravvivere alla notte. Quella precarietà resta tatuata dentro».

Marchiò porta con sé, più di ogni altra cosa, i volti dei suoi colleghi. Racconta la storia di una collega palestinese che, nonostante avesse perso la sorella sotto le macerie, continua a prendersi cura dei propri figli e dei nipoti, sfidando fame, pericolo e disperazione ogni giorno: «Quella donna non lascia Gaza. Mi ha detto: “Anche se tornassero i carri armati, resterò. Questa è casa mia, dovranno uccidermi per portarmi via”. Nei suoi occhi ho visto una forza che nel mondo occidentale non si può neanche immaginare».

Lucidità nonostante i conflitti

Mantenere prontezza mentale e professionalità in situazioni simili è estremamente difficile: «È un esercizio quotidiano trovare l’equilibrio tra empatia e distanza professionale. Gaza è un luogo unico: molti colleghi esperti non hanno resistito e sono stati evacuati. È impossibile sapere prima se si riuscirà a reggere».

Per Marchiò è fondamentale tornare nelle zone di conflitto, non solo per curare, ma anche per testimoniare e denunciare: «Non ci sono giornalisti internazionali, e le voci delle vittime non bastano al mondo occidentale. Per questo è cruciale la presenza delle ONG: il compito è impedire che tutto accada in un silenzio complice».

senza frontiere

Se potesse parlare alla sé stessa di dieci anni fa, prima di iniziare questa esperienza estrema, Marchiò direbbe: «Credici, abbi grandi sogni e lavora sodo. Usa il tuo privilegio per fare del bene, raccontare e sensibilizzare. Soprattutto, sii fiduciosa, perché un posto nel mondo per te esiste e lo troverai».

La testimonianza di Martina Marchiò è cruda, potente e necessaria. Ricorda che nessuna sicurezza è definitiva e che la chirurgia d’emergenza e la medicina estrema non riguardano solo terre lontane. Anche nella tranquillità apparente del mondo occidentale è fondamentale restare vigili e umanamente pronti.


Revée News si dissocia da ogni opinione politica individuale relativa ai conflitti bellici, scegliendo di mantenere il proprio focus sui temi centrali della rivista: salute, benessere, medicina e storie di vita.

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