Medici Chirurghi
Intelligenza Artificiale e chirurgia plastica: il futuro è già presente
Nel panorama in rapida evoluzione della medicina, l’intelligenza artificiale (IA) si sta affermando come uno strumento rivoluzionario anche in ambiti altamente specialistici come la chirurgia plastica e ricostruttiva. Ad approfondire la tematica è il Professor Roberto Cuomo, associato presso l’Università di Siena, da anni attivo sia nella pratica clinica che nella ricerca sull’applicazione delle tecnologie emergenti in chirurgia.

L’intelligenza artificiale non è fantascienza
Per Cuomo, parlare oggi di IA significa fare i conti con uno strumento già parte integrante della realtà clinica, anche se spesso percepito con sospetto. «Siamo abituati a pensare all’intelligenza artificiale come a qualcosa di quasi pericoloso. In realtà, si tratta di un’evoluzione dei cosiddetti large language models, cioè sistemi che organizzano e restituiscono informazioni in modo comprensibile per l’uomo». Tradotto in pratica: modelli capaci di sintetizzare articoli scientifici, risolvere problemi complessi e persino supportare decisioni mediche, in pochi secondi.
IA in sala operatoria: esperimenti reali, risultati concreti
La ricerca coordinata da Cuomo, in collaborazione con colleghi dell’Università di Melbourne, ha analizzato l’efficacia di chatbot come ChatGPT, Gemini e DeepSeek nella gestione delle fratture della mano. Obiettivo? Capire se questi strumenti potessero davvero aiutare un chirurgo a prendere decisioni tempestive in contesti di urgenza.
«Abbiamo simulato diversi scenari clinici per vedere come si comportavano i modelli» racconta. Il risultato? ChatGPT ha dimostrato di essere il più preciso, anche se a volte «forniva informazioni un po’ ridondanti, ma comunque corrette dal punto di vista clinico e gestionale». L’aspetto rivoluzionario, però, non è solo nella precisione: è nella velocità con cui questi strumenti elaborano ed estraggono conoscenze da enormi quantità di dati.
Verso una riabilitazione personalizzata
L’IA, però, non si ferma al blocco operatorio. Si insinua anche nei percorsi di recupero post-operatorio, dove la personalizzazione può fare la differenza tra una riabilitazione efficace e una frustrante.
«Ci siamo chiesti se fosse possibile ottenere, grazie all’IA, indicazioni su percorsi riabilitativi ottimali per interventi complessi, ad esempio nel distretto testa-collo» spiega Cuomo. I suggerimenti offerti dai modelli sono stati poi confrontati con l’opinione di esperti del settore, confermando un potenziale importante. «Sono strumenti che potranno alleggerire il carico di lavoro dei professionisti. Ma, attenzione, non sostituiranno mai il medico. Anzi, proprio per usarli bene, serviranno competenze sempre più aggiornate».
Tra rischi e responsabilità
Il professore è netto quando si tocca il tema dei pericoli legati all’automazione eccessiva: «Affidare una scelta clinica a una macchina è una follia. La chirurgia e la medicina sono fatte di intuizioni, sfumature, sensibilità. Questo non è replicabile da un algoritmo». Per lui, il medico deve restare al centro del processo decisionale. Non solo per etica, ma per necessità clinica.
Prende come esempio la stagione influenzale: mille pazienti con febbre possono nascondere patologie differenti. «Un medico esperto sa riconoscere quando qualcosa non torna. L’intelligenza umana è insostituibile in questo tipo di discernimento.»
Il futuro? Un team tra uomo e macchina

Guardando ai prossimi dieci anni, il professor Cuomo non ha dubbi: l’intelligenza artificiale sarà parte integrante della chirurgia. «Proprio come oggi ci sembrano normali strumenti come TAC ed ecografie, tra dieci anni sarà normale usare software che analizzano dati clinici in tempo reale. Ma la decisione finale spetterà sempre al professionista».
Anche negli interventi più complessi, racconta, hanno già testato il supporto dei modelli di IA in condizioni simulate di stress. «In quei momenti, avere un aiuto oggettivo può essere prezioso. Ma è il chirurgo, con la sua esperienza e intuizione, a fare la differenza.»
Intelligenza Artificiale al servizio, non al comando
L’intelligenza artificiale sta cambiando il volto della chirurgia plastica e ricostruttiva, ma non la sua anima. Per il professor Cuomo, la direzione è chiara: integrare, non sostituire. Strumenti sempre più potenti saranno al servizio di mani esperte e menti allenate. E in questo equilibrio tra innovazione e umanità, si gioca davvero il futuro della medicina.
