Medici Chirurghi
Il futuro della chirurgia plastica
«La chirurgia plastica è forse l’ultima vera chirurgia generale». A dichiararlo è il professor Valerio Cervelli, ordinario di chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica, direttore dell’Unità Operativa Complessa e della Scuola di Specializzazione in Chirurgia Plastica dell’Università di Roma Tor Vergata.
L’aggiornamento continuo e la capacità di rimanere al passo con l’evoluzione tecnologica e scientifica sono tra le sfide principali che riguardano la chirurgia plastica. «Noi siamo gli unici chirurghi plastici che ormai operano dalla punta dei capelli fino alla punta dei piedi, nelle sue varie declinazioni, sia in campo estetico sia in quello ricostruttivo», afferma Cervelli.
Continua il professore: « Alla luce di questo, mi sembra di poter dire che oggi, anche nell’ambito della chirurgia plastica, specialmente le ultime generazioni, quindi i chirurghi giovani, i miei specializzandi e come loro, tutti quelli che hanno un’età al di sotto dei quarant’anni, tendono sempre più spesso a super specializzarsi. Il futuro vedrà chirurghi che faranno soltanto la mammella, o chi si occuperà solo di rinoplastica, altri invece che si dedicheranno esclusivamente alla microchirurgia ricostruttiva».
È una visione proiettata nel futuro perché, come sottolinea Cervelli: «Oggi ancora ci sono chirurghi formati a 360° ed è così che dev’essere la formazione perché lo specialista in chirurgia plastica è colui che acquisisce le conoscenze di tutta la chirurgia plastica, sia essa ricostruttiva sia essa estetica in tutti i suoi distretti. Poi, magari, si specializza perché trova la sua realizzazione in un singolo distretto».
Le storie dietro ogni intervento

Tra i ricordi più significativi della sua lunga carriera, iniziata nel 1990, Cervelli cita le pazienti vittime di aggressioni con acido provenienti dal Sudest asiatico.
«Arrivavano dal Bangladesh, dal Pakistan. Realizzammo lavori eccezionali con queste povere ragazze che venivano acidificate e adesso ancora se ne parla. Li abbiamo aiutati a organizzare in loco delle unità di soccorso di chirurgia plastica che al tempo non c’erano».
Le storie che si intrecciano con il lavoro quotidiano del professor Cervelli sono molte.
«Mi vengono in mente le tante donne con le tante storie di chirurgia ricostruttiva della mammella e non solo. Nel campo della chirurgia estetica penso a tante storie di uomini e donne sofferenti psicologicamente per alcuni problemi che per loro rappresentavano realmente una grande problematica. Dietro ogni paziente c’è un piccolo dramma. Se, infatti, una persona arriva a sottoporsi per un problema fisico estetico, non ricostruttivo, è perché dietro c’è una sofferenza, altrimenti non lo farebbe».
L’innovazione della chirurgia plastica
Sul fronte dell’innovazione tecnologica, Cervelli osserva come negli ultimi decenni le tecniche chirurgiche si siano affinate, pur restando simili nella loro struttura di base. «La chirurgia plastica tradizionale nel corso degli ultimi trenta, quarant’anni, è totalmente rimasta la stessa. Si è però perfezionata. Ad esempio, la qualità del risultato è migliorata e questo è un trend che continuerà anche nei prossimi anni. Il paziente, infatti, diventa sempre più esigente e sempre meno paziente. Noi abbiamo affinato e dobbiamo affinare ancora le tecniche per rendere i nostri interventi simili».
L’obiettivo è ottenere interventi meno invasivi ma con un risultato più apprezzabile. «Recententemente stiamo portando avanti un lavoro molto interessante. Io ho iniziato a operare i miei primi nasi nel 1990 e, insieme ai miei collaboratori, stiamo richiamando tutti i pazienti operati in quegli anni per confrontare le tecniche utilizzate allora con quelle che usiamo oggi, analizzando anche la qualità dei risultati a distanza di decenni».
Chirurgia plastica o ricostruttiva?

Negli ultimi anni in Italia la rinoplastica si conferma tra gli interventi più richiesti. Tuttavia, il rinofiller ha cambiato in parte il panorama. Molto richiesta è anche la chirurgia mammaria, sia a scopo estetico sia ricostruttivo.
Secondo il professor Cervelli, la chirurgia plastica estetica e ricostruttiva sono strettamente collegate.
«Io sono un convinto sostenitore che il chirurgo debba saper fare anche la chirurgia ricostruttiva, tant’è vero che la scuola di specializzazione, che ovviamente risponde alle norme europee, si chiama scuola di specializzazione in chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica. Le tecniche sono molto spesso comuni e un chirurgo che sa anche ricostruire è un chirurgo che ha delle competenze maggiori», conclude Cervelli.
